Del
Comunicare di
Alberto Negri
(Presentazione su catalogo per una
mostra di Silvano
Brugnerotto)
In un panorama monotono e plastificato
come quello della pubblicità attuale, spesso prigioniero
dell'effetto computerizzato fine a sé stesso o dell'ultima
tendenza "alla moda" (vedi le tecniche 3D, usate un po'
dappertutto e già inflazionate), le opere di Silvano Brugnerotto
si distinguono per una ricchezza e attenzione ai dettagli che rinviano
alla storia delle arti.
Attraverso una serie di rimandi e di rinvii si crea un’intertestualità
che contribuisce a presentificare l’immaginario collettivo:
il frammento del passato viene attualizzato in un presente astorico.
L’impianto costruttivo iconografico assume allora le caratteristiche
della citazione intesa non come riporto di un testo 1 in un testo
2, non come prelievo tout court, ma come allusione, ammiccamento,
evocazione velata.
L’immagine del passato, catturata nella storia dell’arte
e della cultura, viene innestata da Brugnerotto nella nuova immagine
e resa funzionale al prodotto pubblicizzato. Alla fine di questo
processo metamorfico l’oggetto innestato sarà diverso
da quello prelevato, anche se sarà in grado di evocarlo,
cioè di richiamarlo alla mente del fruitore. Il verbo evocare,
dal latino ex-vocare, vuol proprio dire chiamare fuori, cioè
far uscire dalla memoria dello spettatore il frammento originale,
ora innestato e ricontestualizzato. In questo senso il ruolo dello
spettatore è fondamentale nel cogliere quel senso di deja
vu che l’immagine porta con sé.
La pubblicità in questo caso mentre parla di una merce parla
anche di arte e di cultura, ma non in modo diretto e didascalico,
bensì attraverso un sottile lavoro di contaminazione fra
vecchio e nuovo, fra passato e presente.
McLuhan sosteneva che il "mezzo è il messaggio".
La sua tesi era che nella comunicazione contemporanea la "forma"
è già "contenuto". Questo aspetto della
comunicazione è vero soprattutto per la pubblicità,
laddove un certo prodotto o un certo servizio acquista valore nella
percezione del target per il semplice fatto di presentarsi in un
certo modo, di apparire, appunto, sotto una certa forma, a prescindere
dalla consistenza del valore d'uso.
Oltre al valore d'uso e al valore percepito, le illustrazioni di
Brugnerotto tessono un valore artistico, che emana dalla personale
elaborazione delle forme moderne dell'arte, dal futurismo al cubismo,
dal concettuale alla pop art.
Un' opera pubblicitaria è pensata e realizzata in funzione
di ciò che pubblicizza, ha un valore funzionale. Ciò
non toglie che, a distanza di tempo, una buona opera pubblicitaria
possa assumere quella connotazione tipica dell’arte, perché
il tempo, che la sgancia dal valore di funzione, la offre al nostro
giudizio quale opera in sé.
Così, per esempio, possiamo fruire dei manifesti pubblicitari
futuristi per il valore artistico che vi risiede, a prescindere
da ciò che essi commercializzavano.
I suoi lavori sembrano formulati in modo tale da accorciare al minimo
l'intervallo di tempo necessario a "decantare" l'immagine:
immediatamente, di primo acchito, li riconosciamo portatrici di
un valore estetico a sé stante, di una forma che è
già messaggio.
La scrittura grafica di Brugnerotto assume il carattere prezioso
della "manualità" della pittura propriamente detta,
anche quando viene composta al computer. Anche nei progetti di comunicazione
altamente tecnologici (cd-rom e moduli e-learning per alcune fra
le più importanti aziende italiane), egli ha sempre piegato
le potenzialità del mezzo tecnico alla formulazione di uno
stile, di un carattere estetico al cui centro risiedesse l'Idea.
Possiamo dire senza dubbio che i suoi lavori conservano sempre un
carattere stilistico distintivo.
Vi sono professionisti dell'Immagine che amano definirsi "illustratori"
per il solo fatto di offrire ai loro clienti (e a noi) soluzioni
che si rifanno a stili riconoscibili. Così, per esempio,
c'è chi è abilissimo a costruire immagini "alla
maniera di" questo o quell'altro grande illustratore, in una
sorta di manierismo che nulla aggiunge alla cultura dell'immagine.
Sono i "tecnici dell'anonimato", bravi copisti di invenzioni
ed iconografie altrui, però del tutto incapaci di approdare
ad uno stile personale. E il mercato, sempre più prigioniero
di soluzioni stereotipate o dell'
"after effect", mastica e digerisce questo ritorno dell’identico,
questo flusso ininterrotto di immagini che si ripetono come simulacri,
ovvero come significanti svuotati di significato. Il valore delle
opere di Brugnerotto è proprio quello di saper imporre uno
stile fortemente personale.
Infine come non sottolineare nei suoi lavori di grafica editoriale
il recupero di un’idea forte del "racconto". Ogni
singola tavola, sia essa rivolta ad una fiaba pugliese o ad un racconto
di Ballard, riconduce in maniera puntuale alla parola scritta. In
questo modo, guardando una serie di tavole dedicate ad un opera
letteraria, riusciamo a comprendere l'essenza della storia anche
non avendola mai letta. In questo senso, le illustrazioni di Brugnerotto
sono quasi la versione contemporanea e laica delle antiche immagini
sacre che hanno svelato le storie della Bibbia anche a chi non sapeva
leggere e scrivere.
Il "racconto" che si dipana dalle sue illustrazioni è
fatto di immagini inconfondibili, dalle mille suggestioni e dai
mille spunti. In questi lavori, in questi mondi sospesi in atmosfere
personalissime, percepiamo il substrato nobile di Magritte e Dalì,
di Finlay e di Thole, mutuato in forme e colori di un "pop
mediterraneo" del tutto singolare, che attira il fruitore nei
percorsi leggiadri di una seduzione calda.
A questo proposito possiamo dire che certamente queste opere chiedono
allo spettatore di essere viste con un appassionato disincanto alla
luce di un residuo irrisolto che permea ogni tavola di questo catalogo
che raccoglie e puntualizza anni di lavoro comunicativo.
Per concludere possiamo affermare che nell'epoca contemporanea,
fatta di comunicazione veloce, quasi usa e getta (una comunicazione
riconducibile al fast food, simbolo della società attuale,
dove il cibo perde la sua sostanza sacrale), Brugnerotto è
un comunicatore completo e flessibile: padroneggia allo stesso tempo
la manualità e la multimedialità; si muove agevolmente
all'interno dei diversi media, dall'illustrazione allo storyboard,
dal fumetto alle pagine web.
Ma questa padronanza dei vari linguaggi non è mai fine a
sé stessa: mira sempre a una distinzione, a una ricerca stilistica
che garantisca sostanza durevole all' immagine per affidarla al
serbatoio della memoria. In tal senso possiamo definirlo un autore
che va oltre il post-moderno, un post post-moderno, ovvero un baluardo
contro il consumo veloce e vuoto dell'immagine tipico della postmodernità.
Mentre la cultura iconografica contemporanea ci chiede di vedere
tutto, sentire tutto e dimenticare tutto, possibilmente in fretta
per rispondere al culto della velocità, Brugnerotto costringe
il fruitore delle sue opere a fermarsi un momento per gustare il
richiamo dell’arte e della cultura.
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