Lettera-commento alle elezioni di Alberto Negri

(Articolo apparso sul settimanale "Ordine e Libertà"
)


Se qualcuno voleva ancora una conferma i risultati di queste elezioni regionali lo sono: vince ancora una volta la politica pop (populista) di Berlusconi, Lega, Di Pietro, Grillo.

Come già ho avuto occasione di sottolineare, in epoca postmoderna in cui le grandi narrazioni di emancipazione dell’umanità e le grandi ideologie sono finite e non hanno più alcun fascino, la gente non vota più per la Destra o per la Sinistra, per il Centro-destra o per il centro-sinistra. La gente vota per quei partiti e quegli uomini politici che sanno fare spettacolo e che hanno a disposizione il palcoscenico televisivo o delle piazze virtuali per raccontare piccole storie di vita quotidiana. Vengono premiati quei politici e quegli schieramenti che sanno parlare alla pancia della gente. Che sanno creare e muovere le emozioni del popolo. Che si rivolgono alle viscere del popolo aizzandolo sapientemente magari contro un possibile e potenziale nemico: i comunisti, i magistrati, la stampa, il premier, i partiti tutti, gli stranieri extracomunitari, ecc.

Che piaccia o meno oggi la politica si gioca sul tavolo delle emozionoidi, cioè di emozioni create ad arte, cioè artefatte. Certo devi avere un palco su cui esibirti, non una tribuna ma un palco che è il luogo deputato allo spettacolo. Meglio se sei il proprietario diretto o indiretto di cinque palcoscenici televisivi (Rai1, Rai2, Canale5, rete 4, Italia 1) su sei.

La politica pop deve usare un linguaggio pop, dove si parla di partito dell’Amore che sconfigge il partito dell’Odio. Questa semplificazione tipica delle fiabe evidentemente fa presa sull’elettorato italiano di questi anni. Un elettorato pronto a credere nelle belle favole che Berlusconi e la Lega gli stanno raccontando.
Sì anche la Lega ha imparato da Berlusconi e ha scoperto che bisogna raccontare storie semplici, che trattano problemi semplici con tanto di soluzioni semplici. La maggior parte degli elettori della Lega non sa neanche che cos’è il federalismo fiscale, ma vota Lega perché i suoi uomini hanno detto e ribadiscono ogni giorno che bisogna non far entrare più extracomunitari in Italia e mandare via quelli che già ci sono e non servono. Questa è la bella favola pop che la gente ama sentirsi raccontare, soprattutto in un periodo di crisi e di mancanza di lavoro.

In Lombardia Formigoni docet. Mai il Governatore lombardo è stato così attento ad apparire ovunque ci fosse una telecamera, come ha fatto in questi ultimi anni. Ha capito che il luogo della politica oggi è la televisione e che apparire molto vuol dire ricevere molti voti. Se poi ci si presenta bene con un buon aspetto e una buona capacità comunicativa il gioco è fatto, indipendentemente da quei contenuti che i poveri politici non pop, che appartengono al PD, all’UDC e alla corrente finiana, continuano a invocare, rischiando di essere sempre più voci che parlano nel deserto e a un deserto di ascoltatori.

Simbolo di questa politica vecchia in Lombardia è Penati. Quest’ultimo pur avendo perso il contatto con la realtà continua ad essere presentato come candidato del PD lombardo dai vecchi funzionari di partito, i quali fanno finta di non sapere di compiere un’operazione da perdenti, pur di conservare qualche poltrona che comunque viene riservata alla minoranza, permettendo così ai funzionari della vecchia politica di continuare a vivere di politica.




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